La fotografia nel dolore emotivo

da | Nov 22, 2022 | fototerapia e fotografia terapeutica | 0 commenti

Il dolore emotivo, da un punto di vista psicologico, rappresenta uno uno stato che coinvolge la nostra parte pensante e anche quella emotiva.
È un dolore che ha origine dalle ferite dell’ Anima, ferite aperte che ancora non si sono cicatrizzate.

In quei momenti sembra non esserci una possibile via d’uscita, ti percepisci diversa e “senti” di non essere più quella di prima.
Hai bisogno di rinascere!

Se pensiamo al mondo dell’arte, sono tanti gli artisti che per rinascere hanno sublimato il loro dolore in opere d’arte.
Trasformare la sofferenza in arte permette a questi artisti di ri-mettere al centro la propria esistenza e trovare un senso al loro personale dolore.

La creatività diventa “spazio alternativo” oltre il quale anche le tue ferite emotive possono guarire (ma non scomparire) e trasformarsi in cicatrici che brillano.

Il dolore emotivo crea una scissione dentro la persona, qualcosa di presente ma non visibile che deve trovare la sua via d’uscita.
E dove la trova? Nell’espressività artistica.
L’espressività artistica lavora sulle ferite! L’arte agisce e aiuta il corpo ad elaborare affinché l’Anima possa ritornare a splendere.

Ma che ruolo ha la fotografia nel vissuto del dolore? 

La fotografia è una forma d’arte e di espressione dell’Anima. Un potente medium espressivo dal potente valore introspettivo e catartico.

La fotografia si trasforma in strumento che “scrive con la luce” la tua sofferenza, è fotografia che “narra” e “mostra” .
La fotografia diventa strumento del SAPERE e del SENTIRE:

– del “Sapere” perché coinvolge la nostra parte pensante… “Io so di provare dolore”
– del “Sentire” perché coinvolge la nostra parte emotiva… “Io sento di provare dolore

Come si sente il tuo corpo quando prova dolore? Pesante? Rigido? Fa fatica a muoversi?

Immagina di essere un albero che, con le sue radici si aggrappa forte al terreno per non farsi spezzare da quel vento che è il dolore. Come ti sentiresti se fossi quell’albero?

Ecco, fotografare il dolore è mettersi faccia a faccia con esso e renderti conto che quel dolore forse ha da dirti qualcosa e vale la pena lasciargli spazio per ascoltarlo e viverlo.

Un dolore che interessa e coinvolge anche il tuo corpo!

E quindi cosa me ne faccio questo dolore?

Il dolore può diventare la tappa iniziale del tuo viaggio di esplorazione.

Può fare paura abbandonarsi al dolore, guardarlo e fotografarlo; ma scattare una fotografia può diventare liberatorio.

Fotografare il dolore è avere uno sguardo introspettivo che ti permette di vedere in trasparenza tra i meandri della tue ferite.
Utilizzare la fotografia, dunque, significa scegliere di entrare dentro il dolore e darti la possibilità di viverlo! Perché solo vivendolo, quel dolore, si può trasformare.

Le fotografie diventano immagini della memoria da osservare silenziosamente e, a volte, con sofferenza. Una sofferenza che ti ricorda come in mezzo a tanto dolore si nasconde anche tanta bellezza. La bellezza di poter ri-guardare la propria impronta facendo un’analisi che ti permetterà di ri-vedere / ri-percorrere qual è stato il passaggio che ti ha riportato a riva.

Osservare il tuo dolore in fotografia può essere trasformativo.

Rivedentoti in foto, rivedi ciò che hai scelto di vivere, di mostrare del tuo dolore; prendendo consapevolezza di come ti sei comportata in quella specifica situazione ma sopratutto di come ti sei ri-sollevata.

Tre domande che alla fine di questo vissuto potrai porti, osservando le tue fotografie, sono:

Come ho reagito a quel dolore?

Cosa mi trasmette, adesso, l’immagine del mio vecchio dolore?

Cosa ho imparato da quel dolore?

Un artista che ha raccontato il suo dolore attraverso la fotografia è Edward Honaker.

E. Honaker è un ragazzo che sceglie di raccontare per immagini il proprio dolore emotivo. Dopo la diagnosi di depressione, grazie alla fotografia trasforma il proprio mondo emotivo, “il peso della depressione” in qualcosa di visibile. Ciò che prima sentiva solo lui adesso, attraverso i suoi autoritratti, lo possono vedere anche gli altri.

Clicca questo link per visionare i suoi autoritratti.

edwardhonaker_fotografia-dolore

©Edward Honaker

Quali pratiche fotografiche puoi utilizzare per esprimere il tuo dolore emotivo?

Attraverso la fotografia puoi scegliere Tu cosa raccontare del tuo dolore ma sopratutto come raccontarlo.

Ti presento alcune delle tecniche che puoi sperimentare in autonomia:

  • Autoritratto: l’autoritratto è una pratica fotografica che ti permette di essere al contempo regista, attrice e spettatrice della tua scena dolorosa; e le opere di E. Honaker ne sono un esempio. L’ autoritratto fotografico è un vero e proprio dialogo con te stessa, un dialogo che ridà voce a quel dolore tenuto a tacere per troppo tempo.

 

  • Selfie: il selfie è una pratica fotografica utilizzata per mostrarsi al mondo. Anche il selfie, però, può essere intimo e personale se dapprima viene realizzato come semplice autoscatto per sé, per immortale un momento sofferente o doloroso della tua vita, senza l’iniziale intenzione di postarlo o inviarlo a qualcuno. 
    Questa modalità può aiutarti ad uscire da quell’emozione, a guardarla dall’esterno e a interrogarla. Decidere di condividere, successivamente, il dolore sui social network può essere un occasione per normalizzare la sofferenza e il dolore, facendo sì che anche gli altri possano identificarsi e ritrovarsi nella tua storia. (Ma non deve essere l’obiettivo primario!)

(Puoi approfondire la differenza tra autoritratto e selfie in questo mio articolo.)

  • Fotografie scattate o raccolte nel tuo archivio fotografico: si tratta di quelle fotografie che hai scattato personalmente utilizzando una macchina fotografica o semplicemente lo smartphone; ma anche di immagini create da altri, di cui ti sei “appropriato”, raccogliendole da riviste, cartoline, internet,

Utilizzare la fotografia ti aiuterà a ri-organizzare i tuoi pensieri e stati d’animo, a osservare dall’ esterno il tuo vissuto e avere una maggiore consapevolezza di come “stai” dentro il dolore.

Cosa succede, dunque, quando scegli di utilizzare la fotografia? Quali sono i suoi benefici?

Scegliere di utilizzare la fotografia come strumento di espressione ed elaborazione del tuo dolore ha sicuramente dei benefici per la tua crescita interiore. Uno di questi è la catarsi.

C- A-T-A-R-S-I significa purificazione. La purificazione ti permette di ricercare nuovi modi di elaborare il dolore e di approcciarti ad esso. Nel processo di catarsi, creare un dialogo personale che parla di Te nel tuo dolore, ti permetti di “onorare” il tuo dolore, di non scappare da esso e di essere comprensivo e compassionevole con te stessa.

Catarsi è tuffarti tra i fondali della tua anima, confrontarti con l’oscurità per poi riemergere e fluire tra le onde della tua Anima.

Ricordati che le fotografie sono però un valore aggiunto a un cammino di crescita interiore di tipo psicologico che ti consiglio di intraprendere in qualsiasi momento e, in particolare, se stai vivendo un momento di vita doloroso.

Iscrivendoti alla newsletter, troverai l’archivio delle precedenti lettere. In quella di Settembre ho inserito un esercizio per iniziare a vivere il dolore. 

Se senti il bisogno di trovare una connessione tra te e il tuo dolore, una connessione che porta a un dialogo silenzioso puoi scrivermi per intraprendere il tuo Viaggio Interiore insieme a me. Ti accompagnerò e guiderò con ascolto, gentilezza e creatività verso la strada per il benessere.

Grazie per essere arrivata fin qui, se vuoi condividere con me le tue riflessioni, il tuo punto di vista sull’argomento o le sensazioni provate durante la lettura dell’articolo scrivimi a info@silviaprevitera.it.
Se invece desideri ricevere maggiori informazioni sui miei servizi di Fotografia Terapeutica e Psicologia a mediazione espressiva-corporea puoi scrivermi o prenotare una chiamata conoscitiva. Saprò consigliarti il servizio più adatto per Te.

Un abbraccio,
Silvia

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