In questo articolo vorrei parlarti di cosa c’è oltre l’immagine, di ciò che attira la nostra attenzione e del significato che attribuiamo ad essa.
L’interesse che hai per alcune immagini e il significato che attribuisci loro va oltre l’immagine che osservi e si può spiegare solo immergendoti tra i fondali della tua anima di osservatrice. Utilizzare l’immagine, andare oltre l’immagine, è lo strumento che utilizzo per aiutare le miei clienti a prendersi cura della propria persona.
Ogni immagine contiene in sé molteplici dettagli e ciò che costantemente mi meraviglia sono le riflessioni profonde che ciascuna immagine può evocare.
La profondità del lavoro inizia con domande che ti permettono di andare oltre, dando voce al tuo inconscio.
Cosa attira la tua attenzione?
Cosa ti colpisce dell’immagine?
Cosa ti produce una determinata reazione?
Partendo da queste domande, hai la possibilità di scoprire e vedere oltre e dentro di Te, di chiarire la visione del tuo mondo interiore, dei tuoi valori, delle tue emozioni, dei tuoi sentimenti.
Puoi ascoltare i tuoi bisogni profondi e comprendere le dinamiche relazionali con te stessa e con gli altri.
Oltre l’immagine ci sei Tu.
Quali elementi dell’immagine attirino l’osservatore, razionalmente ed emotivamente?
Le immagini sono composte da elementi che possono richiamare l’attenzione della persona che osserva, permettendole di andare oltre.
Roland Barthes (ne “La camera oscura”), per ricercare l’essenza dell’immagine fotografica e richiamare lo sguardo dell’osservatore, afferma che esistono due caratteristiche:
- Lo Studium è il contenuto della foto, l’aspetto razionale, ciò che compone la foto (persone, oggetti, forme…È quell’elemento che mette in comunicazione la fotografia con l’osservatore. Si tratta di tutti quegli elementi visivi, disposti all’interno della cornice di una fotografia, che se posizionati secondo le regole della composizione, hanno l’obiettivo di trasmettere le sensazioni e percezioni del fotografo nel momento dello scatto. L’utilizzo della composizione fotografica, infatti, porterà lo sguardo di chi guarda a focalizzare la propria attenzione su determinati dettagli.
- Il Punctum è definito da R. Barthes “un particolare” della fotografia che coinvolge l’osservatore, l’aspetto emotivo. È “quel particolare” che nel momento in cui lo osserviamo agisce sulla nostra memoria, sulla nostra interiorità e, probabilmente, sulle nostre ferite. È ciò che ricorderai anche quando l’immagine non sarà più di fronte a te. È ciò a cui attribuirai un un significato profondo.
Le foto apparentemente sono solo descrittive ma nella realtà il sentire della foto, il punctum, non è lo stesso per tutti, è soggettivo, e come una sorta di specchio della tua interiorità che andrà a “riflettere e far emergere” un particolare, una dimensione della tua Anima.
Ciò che ricorderai della fotografia dipende dalla tua struttura interna, dall’insieme delle tue caratteristiche personali (in parte innate e in parte acquisite) che ti rendono unica. È in quell’unicità che risiede il significato di ciò che hai osservato.
Un significato che scaturisce dal tuo vissuto personale, dal tuo background sociale e culturale ma anche, e sopratutto, da ciò che quei dettagli evocano nella tua mente e nelle tue viscere nel “qui ed ora”. Parti di te che si intrecciano influenzando inevitabilmente il processo di percezione.
Cosa si intende per percezione dell’immagine?
La percezione è un processo psichico per mezzo del quale riconosciamo, organizziamo e diamo un senso alle sensazioni che giungono dagli ambienti.
In psicologia, coloro che hanno affrontato il costrutto della percezione sono i teorici Scuola della Gestalt.
Il motto dei gestaltisti è:
“Il tutto è più della somma delle singole parti” (Zerbetto, 1998)
Secondo tali teorici, gli elementi visivi vengono raggruppati dalla tua mente in modo tale da essere percepiti come immagine intera e non come singoli elementi.
Per farti un esempio pratico:
Immagina di essere a mare o in montagna, di sdraiarti sulla sabbia o sul terreno, di guardare il cielo e osservare le nuvole che “viaggiano” sopra di Te.
E mentre le osservi, vedi una forma riconoscibile: un’animale, una persona…
Ciò che stai osservando sono semplicemente delle nuvole ma ciò che la tua mente sta facendo è “prendere” quelle nuvole, metterle insieme e produrre qualcosa di riconoscibile per te.
L’immagine finale non l’hai percepita partendo dalle sue singole e diverse parti ma l’hai percepita nel suo insieme, nella sua totalità.
Ecco, la tua mente ha applicato la teoria di Gestalt.
[Se vuoi approfondire i principi della Gestalt, ho creato per Te un file riassuntivo che ho realizzato partendo dai miei appunti universitari.
Clicca qui per scaricarlo.]
Sicuramente il pensiero della Gestalt è molto complesso ma ho scelto di accennartelo perché in ambito artistico – e naturalmente fotografico – è di fondamentale importanza: grazie a questo effetto, l’artista saprà che ciascunə potrà osservare oltre immagine fotografica e non avrà bisogno di rivelare tutto a chi la osserva per essere ritenuta “interessante” e carica di significato.
Tu spettatrice, di fronte a un’immagine fotografica, ti troverai protagonista di una narrazione visiva in cui cercherai di comprendere il suo messaggio intrinseco che altro non è che una proiezione di te stessa: di sentimenti inconsci, pensieri e/o ricordi, adesso, riportati alla luce.
La psicologia della Gestalt permette di andare oltre l’immagine che hai del tuo mondo interiore.
Ciò su cui si lavorerà durante un percorso psicologico attraverso l’uso delle immagini sarà un insieme strutturato di sensazioni e vissuti; delle parti interconnesse tra di loro che fanno da sfondo alla tua “figura”.
Immagina un tuo disagio interiore o blocco emotivo come una fotografia.
In questa fotografia, le tue sensazioni, i tuoi pensieri, le tue emozioni si legano tra di loro e ne formano lo sfondo.
All’interno c’è una figura statica, quella figura sei Tu! Sei Tu che hai bisogno di riprendere a muoverti e di dare una nuova interpretazione a quei pezzi che hanno bisogno di essere messi insieme.
Nel processo di percezione, il mio ruolo di psicologa è quello di guidarti attraverso delle domande che stimolano l’esplorazione della fotografia: la fotografia è attivatore del tuo mondo interiore, è dialogo con te stessa. L’effetto terapeutico del tuo processo di crescita si verifica quando inizierai a scoprire che tu puoi essere finalmente te stessa.
[In questo articolo puoi approfondire anche le cinque tecniche di fototerapia che utilizzo all’intento dei miei percorsi psicologici di fototerapia.]
Per farti comprendere meglio cosa significa per me osservare “oltre l’immagine” ti mostro una mia personale analisi psicologica.
Oltre l’immagine: lettura psicofotografica.
La foto che ho scelto per questa analisi psicofotografica è di Piergiorgio Branzi.

©Piergiorgio Branzi
Questa fotografia, personalmente, potrebbe intitolarsi “Fragile e delicato nella sua oppressione”.
Osservo questa fotografia e penso che ci sono buchi neri nell’anima, buchi di cui non conosciamo la loro esistenza ma che divorano la nostra Anima. Sono buchi che hanno bisogno di essere coltivati per far nascere germogli.
Mi immedesimo nel protagonista e sento di essere solo, ho sempre bisogno di qualcuno che mi protegga.
Mi abbraccio.
Mi chiedo: “Com’è successo?”
“Come sono finito in questa solitudine?”
Forse avevo bisogno di rimanere da solo ma adesso questa solitudine mi sta uccidendo.
Provo vergogna perché vorrei riuscire a risalire da questo buco e riprendermi la mia vita.
Sono fragile, perché intorno a me tutta questa durezza?
È una durezza apparente, è una durezza che ti vuole proteggere, mi dice il muro. “Ascoltami”, sono duro, freddo ma “ci sono”, sono “intorno a Te”.
Lo so che ci sei ma se potessi cambiarti vorrei vedere dentro di Te una luce gialla, una luce che emana calore e che mi da ossigeno. Mi basterebbe anche solo uno spiraglio di luce, quella luce per poter finalmente germogliare.
Come un seme nel terreno.
Anche “il buco può essere fertile“, e diventare, per chi lo vuole, un momento di trasformazione.
In quel buco io voglio germogliare.
Cosa dice la parte pensante di me?
Penso che ancora una volta non ce l’ho fatta, penso che ho bisogno di aiuto e che devo trovare una soluzione per liberarmi.
Cosa sente la parte emotiva e sentimentale di me?
Non riesco a guardare in alto, non ho equilibrio, tutto intorno a me è così confuso. Sento di
Come si comporterebbe la parte istintiva di me?
Distruggerei tutto! Farei quel muro in mille pezzi e forse non mi importerebbe nulla se quel muro fosse una miniera di pietre preziose.
SCARICA IL QUADERNO DI LAVORO
Il quaderno di lavoro contiene analisi compositiva della fotografia + spazio di riflessione personale.
Che titolo daresti a questa foto?
“Dopo la caduta.”
Che messaggio ti trasmette questa foto?
Mi dice: riposati, stai, curati, riprendi le energie che hai perso
Scegli un elemento della foto, cosa gli diresti? Cosa ti risponderebbe?
Al colore nero direi “ho fiducia in te, grembo.”
Mi risponderebbe “ora puoi andare.”
Se potessi cambiare qualcosa in questa foto, qualcosa che poter suscitare in te un sentimento o pensiero differente.
Quale sarebbe?
Se il soggetto fosse in piedi mi sentirei pronta a ripartire.
Che bella lettura😍 Un grembo che ci da protezione ma anche forza per “andare” senza la paura di cadere.
Mi chiedo: “Verso dove?” “Verso chi?”.
Forse quel soggetto in piedi vorresti essere Tu?
Grazie mille. 😍❤️
Assolutamente. Vorrei essere io! Nel non esserlo (ancora) sento di nutrire più rispetto nei confronti delle fasi naturali. Ogni cosa/tempo/situazione serve.