Uno sguardo tra selfie e autoritratto

da | Giu 17, 2022 | autoritratto terapeutico, fototerapia e fotografia terapeutica | 0 commenti

Come già saprai, una delle tecniche che utilizzo per prendermi cura di me stessa è l’autoritratto fotografico. L’autoritratto fotografico come scrivevo in questo articolo è  “spazio del sentire”, “spazio per ascoltare le proprie necessità” e, per questo motivo, ho scelto di proporlo come strumento di lavoro anche alle Anime pazienti che scelgono di affidarsi a me. Un viaggio esplorativo, a volte anche doloroso, tra immagine e identità.

Che ruolo assume il selfie in un contesto di crescita personale e in un’era in cui viene demonizzato?
Forse l’autoritratto e il selfie sono due facce della stessa medaglia?

Dedicati del tempo per leggere questo articolo e porgi insieme a me uno sguardo tra selfie e autoritratto.

Che cosa è il selfie?

Il termine selfie, come sottolineato dall’Oxford Dictionary, è appunto il neologismo derivante dalla lingua inglese, che indica un “autoscatto” generalmente realizzato con uno smartphone o una webcam e poi condiviso nei social network. 

Dunque, il selfie non nasce come un atto “intimo e personale” ma come “immagine sociale” pensata per essere condivisa”.

Da un punto di vista psicosociale, l’atto del selfie è veicolato da un fenomeno definito “desiderabilità sociale”, con il solo scopo (o addirittura “bisogno”) di richiamare su di sé lo sguardo degli altri e provocare loro delle impressioni.

La domanda che si pone interiormente chi scatta un selfie è: 
Qual è l’immagine che voglio consegnare agli altri?

Da questa domanda scaturiscono le espressioni, le posizioni (e non solo) che si assumono di fronte alla fotocamera.

A livello psicologico, infatti, l’enorme diffusione dei selfie, specialmente presso i più giovani, si spiega con il desiderio di mostrare ciò che si vorrebbe essere e che non sempre si ha la capacità di diventare. (Riva, G. Selfie. Narcisismo e Identità, 2016)

Ma la pratica del selfie ha forse radici più profonde è tra queste c’è sicuramente il bisogno (o addirittura “la richiesta”) di riconoscimento.

Fondamentalmente, nel selfie è come se il soggetto senta il bisogno di creare una rappresentazione del proprio sé attraverso l’apparenza.

Ma ti chiedo: “Esistiamo solo se appariamo?”. Sicuramente no!  E questo ha a che fare con la “fatica di essere realmente se stessi”.

Ognuno di noi pur di sfuggire al senso di inadeguatezza e alla propria ombra, comincia a trasformarsi in qualcosaltro, in un sé che altro non fa che omologarsi a tutto il resto.

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Cosa è invece l’autoritratto fotografico?

Il tema dell’autoritratto è da sempre oggetto di interesse e di approfondimento sul piano storico-artistico. 
Storicamente, l’autoritratto era utilizzato in campo pittorico, con lo scopo di auto-dipingersi per lasciare traccia di sé ai propri discendenti. Successivamente, la nascita della fotografia rese possibile l’autoritratto anche in campo fotografico, e così anche i fotografi, al pari dei pittori, ossessionati dal desiderio di lasciare traccia di sé iniziarono a realizzarli.

In questo senso, si tendeva ad assegnare all’autoritratto il solo scopo narcisistico, di mostrarsi all’altro, ma l’esercizio dell’autoritratto è anche qualcosa di più profondo, un linguaggio espressivo attraverso il quale poter comunicare al mondo il tuo vero Essere. 

A mio avviso, l’autoritratto fotografico è sicuramente la pratica più potente e catartica da utilizzare nel viaggio alla scoperta di se stessi. L’autoritratto diventa ciò che di più autentico e amorevole puoi fare a te stessə.
Ti permette di scoprire attraverso di esso la tua vulnerabilità, i tuoi punti di forza e stimolare i processi necessari per la tua trasformazione.
È un viaggio emotivamente intenso ma dal potere “autoterapeutico” che, con l’aiuto di un professionista della salute mentale, può aiutarti ad illuminare quel buio interiore e trasformarlo in un luogo di ascolto e riparo.

Un luogo nel quale il/la Te artista ritrova una realtà più profonda fatta di sensazioni, vissuti, immagini ed emozioni; elementi che prendono vita e si esprimono attraverso il corpo.

In questi termini, l’autoritratto è un medium necessario per la presa di conoscenza dei propri vissuti e del proprio sentire, ma anche per l’emergere di nuove consapevolezze. Dopo aver approfondito queste due pratiche fotografiche, l’autoritratto e il selfie possono sembrare fenomeni così distanti, ma in realtà entrambi coinvolgono meccanismi psicologici – e non – specifici.

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Ti riporto qui, alcune delle similitudini e differenze tra selfie e autoritratto:

SIMILITUDINI tra selfie e autoritratto

  • Controllo dell’immagine: il selfie è, spesso, demonizzato in quanto il soggetto controlla la modalità con cui realizzare l’immagine in relazione a come l’immagine di sé deve essere mostrata e percepita dagli altri. In realtà, però, anche l’autoritratto in quanto opera artistica è qualcosa di controllato. L’artista, infatti, pianifica e progetta ciò che vuole esprimere all’osservatore e la modalità attraverso cui poterlo comunicare.
  • Forma di narcisismo: come scritto precedentemente la pratica del selfie sembrerebbe essere legata a un bisogno di “mostrarsi”, “apparire” e “farsi riconoscere”; ma storicamente, come abbiamo scritto prima, anche per gli artisti del mondo della pittura e della fotografia, l’autoritratto classico assumeva una valenza narcisista (un bisogno esasperato di ammirazione per se stessi).
  • Le ragioni per cui viene realizzato: anche il selfie può essere intimo e personale se dapprima viene realizzato come semplice autoscatto per se, senza intenzione di postarlo o inviarlo a qualcuno.
    I motivi per cui si può realizzare un selfie, senza l’iniziale intenzione di condividerlo, possono essere:


    1. immortale un momento importante della tua vita per il semplice desiderio di voler ricordare e “tenere con sé” le emozioni vissute in quell’istante. 
    (Esempio: un selfie di famiglia, un selfie con gli amici, un selfie di te stessə...)
    2. immortale un momento sofferente o doloroso della tua vita: questa modalità può aiutarti ad uscire da quell’emozione, a guardarla dall’esterno e a interrogarla. Decidere di condividere, successivamente, il dolore sui social network può essere un occasione per normalizzare la sofferenza e il dolore, facendo sì che anche gli altri possano identificarsi e ritrovarsi nella tua storia.

    Naturalmente, non possiamo definire l’immagine auto-scattata come selfie fino a quando questa non viene condivisa con gli altri.
    Le ragioni per cui il selfie viene realizzato assume grande importanza affinché non venga più demonizzato ma vissuto come uno strumento di “auto -coscienza” e “presa di coscienza” del proprio vissuto interiore nel qui ed ora.

DIFFERENZE tra selfie e autoritratto

  • Fotocamera frontale e linguaggio del corpo: Gli scatti realizzati con la fotocamera frontale dello smartphone appaiono rovesciati, come se ci si trovasse dinanzi a uno specchio. Lo specchio però è un riflesso, non è il vero/la vera te. 
    Nel selfie, dunque, la parte sinistra e destra del tuo corpo saranno invertite.

    Perché questo “invertirsi” influenza negativamente l’analisi fotografica e la percezione di Te?

    Secondo il linguaggio del corpo, la parte destra si riferisce al proprio “maschile interiore” e quindi all’azione, all’aggressività ma anche alla saggezza e alla strategia. La parte sinistra, invece, si riferisce alla propria “femminilità interiore” e quindi all’emotività, alla creatività, alla vulnerabilità e all’intuizione.

    Per tale motivo, quando osserviamo un selfie la percezione che abbiamo di noi, della nostra interezza (in quanto unione di parti) non sarà uguale a quella che avvertirai dinnanzi ad un autoritratto.

  • Lo scopo: La differenza tra selfie e autoritratto, dunque, entra in gioco quando appunto il Selfie viene realizzato per essere trasmesso a pubblici ampi, mentre l’autoritratto è rivolto a se stesso e utilizzato per uso privato. L’individuo sceglie di esprimere se stesso attraverso l’arte e tale processo artistico produce una trasformazione del soggetto stesso. 

  • La tecnica: nel selfie si utilizza la fotocamera frontale e ciò permette al soggetto di vedersi mentre si scatta; al contrario, nell’autoritratto si utilizza la fotocamera principale.
    In realtà, sono tanti gli artisti che in passato (ma anche adesso) realizzavano degli autoritratti fotografici mediante l’utilizzo dello specchio.
    Se da un lato, lo specchio riflette l’immagine e permette al soggetto di vedersi (come nel selfie); da un punto di vista psicologico, assume un ruolo ancora più profondo:

In psicologia, infatti, lo “stadio dello specchio” è una fase dello sviluppo in cui il bambino, tra i 6 e i 18 mesi circa di vita, si inizia a guardare allo specchio e vede riflessa un’unità. Dapprima, però, il bambino non si riconosce poiché non ha mai fatto esperienza della visione del proprio corpo per intero, solo successivamente comprende che quell’unità non è altro che il riflesso di se stesso.

Nella pratica dell’autoritratto, dunque, lo specchio  diventa un “un oggetto nel quale guardare” per scoprire se stessi e riconoscersi.
Il soggetto nei suoi autoritratti ritrova la sua interezza.

Come possiamo far dialogare selfie e autoritratto?

Il selfie e l’autoritratto fotografico rappresentano due modi differenti di rappresentare te stessə che possono essere “amalgamati” e diventare materiale su cui lavorare all’interno di un percorso psicologico di crescita personale.
Il contesto in cui vengono “analizzati” può diventare la cornice all’interno della quale questi due strumenti possono dialogare e fornire delle risposte lungo il tragitto di esplorazione del sé.
Il selfie può essere il punto di partenza per iniziare a raccontarti, un immagine che realizza di te stessə e che, al pari degli autoritratti che un tempo si facevano davanti allo specchio, può diventare lo strumento per iniziare a fare esperienza visiva della tua interiorità e del tuo corpo. Una pratica da utilizzare quando si hanno ancora delle resistenze nei confronti dell’autoritratto. 
Insieme, il selfie e l’autoritratto, diventano due facce della stessa medaglia che possono essere confrontati e diventare oggetto di analisi all’interno del percorso psicologico di crescita personale.

Come posso accompagnarti attraverso l’utilizzo del selfie e dell’autoritratto?

Se anche tu fai fatica ad essere te stessə, hai provato a sfuggire al senso di inadeguatezza e alla tua ombra, finendo per omologarti a tutto il resto, sappi che dentro di Te c’è un potenziale che va riabbracciato e ascoltato. 

Sia che tu sia un uomo o una donna e desideri imparare ad ascoltare e manifestare il tuo potere interiore, puoi intraprendere “Viaggio Interiore”, un viaggio psicologico e di crescita personale durante il quale potrai sperimentare diverse tecniche di fototerapia tra cui quella dell’autoritratto terapeutico.

Se, invece, sei una donna e desideri manifestare la tua Essenza, ti consiglio di iscriverti alla lista di attesa di “Anime” per rimanere aggiornata sul mio percorso di autoritratto terapeutico tra immagine e identità femminile: un viaggio che ti porterà a riabbracciare e manifestare le sfumature più profonde del tuo Essere.

Grazie per essere arrivata fin qui, se vuoi condividere con me le tue riflessioni, il tuo punto di vista sull’argomento o le sensazioni provate durante la lettura dell’articolo scrivimi a info@silviaprevitera.it.
Se invece desideri ricevere maggiori informazioni sui miei servizi di Fotografia Terapeutica e Psicologia a mediazione espressiva-corporea puoi scrivermi o prenotare una chiamata conoscitiva. Saprò consigliarti il servizio più adatto per Te.

Un abbraccio,
Silvia

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